giovedì 26 febbraio 2009

Lo scorrimento ignorante


il tempo, si sa, passa in molti modi. gli stoici distinguevano kronos e aion (so che mancano degli accenti, delle fregnette, ma ora non mi va di andare a pescarli/e); e l'uno è il tempo in cui passato e futuro sono dimensioni relative al presente; l'altro invece è il sempressente, il perpetuo divenire o simili. a questo genere di riflessioni, che non fanno che mettere in luce la mia impreparazione filosofica, ho già dato uno sfogo altrove.
ma stamane, col bel sole che c'è e la gatta ingorda, grassa e già mangiata che tenta di corrompere il sottoscritto suo nutricio ad un fuoripasto con un paio di squallide allisciate (rileggetemi, vi prego, e capirete il senso del periodo. non del periodo storico, ma della frase, intendo, della frase che ho appena scritto), ecco, dicevo, stamane, col bel sole che c'è eccetera io vorrei parlare, ancora una volta, del tempo. il tempo passa in fretta, questo è l'unico punto di vista che abbia un riscontro statistico vicino all'unanimità tra gli ultraventenni.
ma il tempo passa in fretta - secondo la mia personalissima esperienza eccellente - passa in fretta, dicevo, secondo due modalità:
1. la nuit (la notte)
2. l'ennuie (la noia)
la particolarità, o meglio una delle particolarità che accomunano le due definizioni - delleché iremo tosto a dispiegare la significatio e a illustrare le differentiae - è che son due parole francesi che -  come accade non di rado tra i nostri cugini più intelligenti - si leggono grosso modo alla stessa maniera, cioè: lanuì (con la u frocia tipica del francese, e come avrete inteso non ho genio di andarmi a pescare i simboli dell'alfabeto fonetico internazionale).
così per complicare le cose, ma ahimé è necessario, chiariremo che ciascuna delle due categorie di scorrimento rapido del tempo è suddivisa a propria volta in due fregnacce, come si dice, ah, due sottocategorie, ecco, due sottocategorie che sono comuni alle due modalità:
1.1. la nuit chaussures (la notte "scarpe", leggi lanuì sciossùr, con tutte le u froce)
1.2. la nuit choses sures (la notte "certezze", leggi lanuì sciossùr, con tutte le u froce)
e poi
2.1. l'ennuie chaussures (la noia "scarpe", leggi lanuì sciossùr, con tutte le u froce)
2.2. l'ennui choses sures (la noia "certezze", leggi lanuì sciossùr, con tutte le u froce)
avrete notato che anche le sottocategorie di ciascuna modalità hanno nomi diversi che si pronunciano allo stesso modo. allora.
la modalità 1. designa lo scorrimento ignorante. cioè quando il tempo passa che noi non ce ne accorgiamo proprio. e si distingue in 
1.1. che è quando non ci accorgiamo dello scorrere del tempo perché siamo totalmente rincoglioniti dalle mazzate della vita, e viviamo notti insonni (terribilmente lucidi e con le gambe che smaniano la fuga) che lì per lì ci sembrano interminabili ma poi si succedono rapidissimamente l'una dopo l'altra; e insomma ci rinserriamo in una serie pazzesca di scatole cinesi in attesa che arrivi il messia con in mano un pacchetto di sigarette nuovo di zecca; 
1.2. che invece è quando siamo talmente tronfi di benessere che dormiamo ogni notte tra due guanciali; ogni sera a mezzanotte ci casca addosso un pianoforte di sonno e sorridiamo al mondo che ci ha dato tanto, e al quale tanto abbiamo dato, e al quale tanto vogliamo dare ancora, e al quale tanto ancora chiediamo in cambio; e un bel giorno suona la sveglia e ci accorgiamo che è successo tutto troppo in fretta, e ci mettiamo lì a guardare le foto.
la modalità 2. designa lo scorrimento ignorante (sì, avete letto bene, la modalità 2. designa qualcosa che - pur tra mille differentiae di significatio - ha lo stesso nome di ciò che designava la 1.). cioè quando il tempo passa senza dar retta a noi che ce ne accorgiamo eccome, e lo vediamo filare via impazzito come una trottola e facciamo grandi gesti con le mani per dirgli di fermarsi, ma quello non si ferma, non vuol saperne. e la modalità 2. si distingue in 
2.1. che è quando - di giorno - dormiamo mostruosamente (ubriachi e con le scarpe indosso) sopra le nostre sciagure nella vana speme di scoprirci totalmente cambiati subito dopo la pennica; il guaio è che la pennica non finirà, salvo passare ad una diversa modalità di scorrimento rapido;
2.2. che è quando - sempre di giorno - facciamo tutto quel che dobbiamo fare, a denti stretti, con la pioggia in faccia, fumando cento sigarette, incazzati neri, pieni di sonno e di voglia di picchiare il passante, sempre in ritardo ma sempre clamorosamente "appena in tempo" per concludere qualcosa che lì per lì ci sembrerà inutile, ma cristo, almeno.

8 commenti:

Unknown ha detto...

Non per omofobia, ma è la U frocia che mi da sgomento. Poi le omofone definizioni valgono in quel di francia dove per vanto d'economia si diversificano gli stati d'animo dictando al medesimo motto d'efficienza.
E' il tempo a fare la differenza, ma solo dopo averlo percorso per intero.

Forse la U è greca ...

Bak

Domhir Muñuti ha detto...

parli come paolo bonolis.. :)

Memorie di un pesce rosso ha detto...

2.2, assolutamente.

Prisma ha detto...

Eccomi qua! Mi piace questo nuovo spazio. E anche il nome che hai scelto.

E se fosse una semplice apostrofo a fare la differenza?

L'Aide Epoque...

In tempi bui come questi, dio solo sa quanto ne avremmo bisogno.

A presto!

Domhir Muñuti ha detto...

vuoi che una mente malata come la mia non ci abbia pensato? grazie della visita, a presto!!

Prisma ha detto...

Ahahaha! Dovevo immaginarmelo... Tra menti malate ci si riconosce al volo! :D

Domhir Muñuti ha detto...

a proposito, ho apprezzato il tuo restyling, come l'hai fatto?

Radio Pazza ha detto...

Sei diventato bravo come pittore ... meglio dell'iperrealismo.

:-D

Fossero gli apostrofi a fare le differenze ... ci vorrebbero apostoli invece.
Bonolis a chi???