mercoledì 3 giugno 2009

E-stanze


ma che peccato che non siano in cinquecento, in mille, in millecinquecento a leggere le mie storie. che peccato non essere Collodi o Dante, Ovidio o Steinbeck, Kafka, Checov, Li Po, Chaucer, Esopo, Gadda, Joyce, chiunque, chiunque abbia per sé una pagina, che dico, mezza pagina, mezza fottuta pagina in una qualsiasi antologia della letteratura del cazzo.
che fatica non essere nato per questo, che strazio. che peccato che non siate un milione, due milioni, un miliardo. che vergogna non essere tradotti in novantanove lingue, non aver mai pubblicato un best seller, non aver mai pubblicato.
non è giusto non essere nati per fare gli scrittori, che diamine.
diamine: Pianigiani si rifà a Caix e vi individua una "fusione occasionata dall'usanza comune di cominciare una esclamazione con una mala parola e finire con una buona": dia(volo)+(do)mine.
ogni istanza rimanda a un'altra istanza, la domanda è una maschera su una maschera su una maschera. tolte tutte le maschere qualcosa resta, non è vero che non resta niente. c'è una domanda mitica, orientale, rozza come una clava, all'origine di tutte le domande del mondo.
e come ogni domanda, quella domanda è una risposta, una e non più d'una.
fatto si è che io creda che ogni ferita dello spirito venga dal non aver ascoltato quella domanda/risposta. si è sempre in tempo per ascoltare.
come l'altra sera, che si diceva che nella vita pre-natale noi siamo lì a scrivere quello che saremo dopo, e poi quando nasciamo abbiam perso la memoria, però nel nostro dna è scritta una storia che dobbiamo arrivare a leggere.
ecco: la vita è sempre una strada dritta, o almeno a questo segretamente aspira.
il progetto che abbiamo varato per noi stessi non è affatto semplice da riconoscere, anzi, diciamo pure che è molto difficile riconoscerlo. ma in un modo o nell'altro, prima o dopo, bene o male lo riconosciamo.
Alexander Heigen Van Klouten afferma che il dna non ha buon gioco nel compiersi perché ha da scontrarsi con le aspirazioni di miliardi di altri dna. bisogna essere d'unque cazzuti assai per far valere la propria storia sulle altre.
sono d'accordo con Van Klouten, ma credo anche che a ben pensarci la nostra storia la riconosciamo molto molto presto; e noi stessi siamo portati a complicarla per un motivo semplice: le trame prevedibili sono noiose.
adesso però ho da chiudere anche l'ultima parentesi retrograda, perché manca davvero poco alla mia spedizione e ho tante cose da fare. e mi servono due braccia così, un cervello a forma di cono d'acciaio, stomaco di cuoio, faccia come il culo.
una specie di mazinga.

4 commenti:

Prisma ha detto...

Bon voyage, allora, Mazinga!
E speriamo di essere cazzuti abbastanza per i nostri fottuti progetti!

P.S. = grazie per avermi fatto conoscere i Death Cab For Cutie!

Domhir Muñuti ha detto...

manca ancora una decina di giorni..
sono contento che ti siano piaciuti i death cab!!!

SunOfYork ha detto...

e chi lo sa se non sei davvero nato per questo?

(ma dov'è che vai? Parti? E se parti, torni? E se torni, quando torni?)

sun

Domhir Muñuti ha detto...

Sun!
sono nato per fare altro, lo so bene. ma non mi accontento mai.
vado a Paris a breve. ho un biglietto di sola andata..