La natura mi ha svegliato alle 9.
Giorni fa una collega mi diceva proprio questo, mi diceva che non sopporta che sia una sveglia a svegliarla, e che vorrebbe potersi svegliare sempre e soltanto quand'è il corpo che glielo chiede.
Sono sceso al piano di sotto e mi sono affacciato in terrazza, c'era un sole talmente netto che ho pensato subito a Martin, quello con la voce de uma nota so, a Martin e alla prima volta che ci siamo incontrati, proprio su quella terrazza. Di lì, compreso Martin e i miei due coinquilini attuali che a breve se ne andranno, sono stati 6 i personaggi che hanno popolato la Magione dei Lillà in questi dodici mesi. Sei personaggi in cerca di qualcosa in questa città ma tutti e sei, guarda caso, risucchiati presto o tardi da altre vite, altre urgenze, altre nostalgie, altre velleità.
Da ieri, è un anno che vivo in questa casa storta. Stamattina mi sono svegliato alle 9, mi ha svegliato la natura, ma senza rumore, così, in modo, diciamo, naturale.
Mi sono affacciato giù in terrazza e il sole era netto. Spunta Samuel, che non rientra nella conta dei coinquilini, è una specie di guest star, spunta Samuel e mi dice che ho l'air soucieux, che ho l'aria preoccupata; gli dico che devo solo andare al gabinetto, gli indico con la mano la porta del mio, che è occupato da Nico, Samuel mi invita a seguirlo al piano di sotto, a pisciare nel suo bagno, lo seguo, piscio e torno indietro, con un sorriso soddisfatto stampato in faccia e una mano levata genre giovannipaolosecondo, mentre lui vedendomi sfilare mi fa una risata delle sue, breve, abissale.
I personaggi, quelli principali e le guest star, appaiono e scompaiono oltre i bordi (stipiti, mura, scale, porte) delle inquadrature di questa casa in modi e tempi che spesso fanno pensare ad una sitcom, di cui io, tanto per tornare all'abusato tema Truman Show, io -dicevo- sono l'ignaro eppure divertito protagonista. Lascio Samuel su un piano, ritrovo Nico sull'altro, che riemerge dal bagno portandosene dietro i vapori, fa la sua battuta spesso secca, di un umorismo un po' aspro, esotico, manda giù un succo d'arancia, si rinsenrra di colpo nel suo studio, e allora spunta fuori Joanna, mi fa un gesto primordiale con la mano farfugliando una frase in franco-polacco, scoppio a ridere, lei fingendosi offesa svanisce dietro la porta del bagno.
Ignaro un paio di ciufoli, perché invece a volte le geometrie degli eventi sono talmente ben oleate da farti dire: è vero, è tutto vero, è una storia già scritta, ma faccio finta di non crederci: e l'oggetto della miscredenza non è la storia ma la matrice medesima della finzione.
Un anno in questa casa, e pare ieri, pare ieri davvero, facevamo una cena per inaugurare il mio nuovo indirizzo, col tramonto che sa stare a tavola composto insieme a noi, e che verso il dessert (che non mangiammo) dà il meglio di sé. Qualcuno, tra gli invitati, aveva la faccia di chi sarebbe andato via presto, e a giudicare dalle foto si direbbe che lo sapeva.
Andare via: che male c'è? Presto, tardi, appena in tempo o facendo le cose con calma. Però io resto qua, voglio godermi lo spettacolo banale di nuove sitcom e nuovi tramonti, con tanto di risate preregistrate tra una battuta e l'altra. E quando, una sera, di tramonti ne avrò avuti abbastanza, allora, come gli altri sei personaggi, mi lascerò la Magione alle spalle, e andrò in cerca di aurore.
1 commento:
Quando la quotidianità diventa letteratura.
Questo finale, poi, è splendido:
E quando, una sera, di tramonti ne avrò avuti abbastanza, allora, come gli altri sei personaggi, mi lascerò la Magione alle spalle, e andrò in cerca di aurore.
Bon parisanniversaire! :)
p.s. forte il nuovo template!
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