giovedì 17 dicembre 2009

Bianco Natal?

qualche minuto fa mi sono svegliato. di solito, quando suona la sveglia del mio cellulare la spengo e mi riaddormento. ieri sera, in previsione di una giornata piena di improrogabili impegni, prima di addormentarmi ho scagliato il cellulare all'altro capo della stanza, in modo da obbligarmi, l'indomani, a scendere dal letto per disattivare l'allarme, limitando così il rischio di riaddormentarmi subito dopo.
poco fa, dunque, il suono acidulo dell'allarme mi viene in sogno, si mescola al sogno, si annoda al sogno. e giacché il sogno altro non è che me stesso, quel suono si annoda a me, mi accalappia e mi tira via dal sonno. alzo la testa, cerco di rintracciare il cellulare sul pavimento della stanza già illuminata, lo individuo, mi alzo dal letto, lo agguanto e zittisco la sua vocetta zelante. per un istante mi dico: torno a dormire. alzo lo sguardo verso la finestra. sono miope, non vedo un cazzo, a parte una luce opaca e chiarissima al tempo stesso. stringo gli occhi, mi avvicino alla finestra, mi coglie un sospetto. mi metto in fretta le lenti a contatto.

mercoledì 16 dicembre 2009

Mal più

c'è un gruppo fantastico che si chiama bad plus, e c'è un disco che questo gruppo qui ha fatto, e il disco si chiama "these are the vistas". ed è un disco fantastico, un disco di una libertà cremosa, impaziente, un po' nevralgica. un disco fatto di poliritmie, tagli, respiri, perplessità, insistenze, tentativi, rinunce, rumori.
chi conosce spotify sa che ad un certo punto ti ritrovi tuo malgrado la voce puttanesca di alicia keys o chi per lei che promuove la sua ultima porcata al gusto di lucidalabbra al gusto di fragola al gusto di caramella al gusto di zucchero al gusto di caffè al gusto di tazzina al gusto di lucidalabbra, e poi si torna alle note che hai scelto tu.
ascolto questo disco in quel che rimane della mia stanza, ancora una volta, un tempio pieno di oggetti tutti da intruppare, un cranio costretto ad angolo da poche travi gelate, una tempesta di spifferi inconsulti, un rifugio negli abissi. 
"these are the vistas" è un disco registrato in una maniera che ai più parrà un po' sorpassata, col basso tutto da una parte, il piano dall'altra, la batteria che si tiene in equilibrio al centro e va un po' di qua e un po' di là. a volte uno dei tre resta solo, poi quando non diresti ecco che gli altri tornano a dire qualcosa, e da buoni amici tutti si danno un po' fastidio l'uno con gli altri ma nessuno si lamenta, nessuno se la prende, nessuno vuol comandare, è una bella serata, si beve, ci si diverte, a volte ci si parla anche l'uno addosso all'altro, l'euforia ci rende tutti un po' prolissi, esuberanti, ci ascoltiamo o fingiamo di ascoltarci, ma che importa, stiamo insieme e tanto basta. e spesso e volentieri si fa un coro, e poi inevitabilmente il coro diventa un po' anarchico, si grida insieme in un finale delirante, poi uno s'alza in piedi e con un gesto secco dell'avambraccio stringe l'aria in un pugno, e zitti tutti. e giù una risata, o una sorsata. e poi di nuovo seri, e dopo un po' si riparte a parlare, magari di qualcosa di nuovo, anzi, sicuramente.
tra le gemme del disco c'è una cover di "smell like teen spirit", uno swing di quelli in cui ti immagini ride (raid) e bacchetta proprio come fossero un enorme lecca lecca agli agrumi col suo bastoncino, sempre incollati l'uno all'altro ma per sempre destinati a separarsi.
"everywhere you turn" è quasi una ballad, cadenzata, via via più solenne, col basso che pedala e il piano che dice poche cose, ma tutte importanti, ribadendo con un po' di compiacimento le frasi più riuscite, e la batteria che tira dritta, secca, senza tanti accenti. e dura tutto troppo poco.
in apertura c'era "big eater", lo dico ora perché ho fatto ripartire il disco, e l'ho fatto ripartire perché "big eater" è uno dei brani migliori, come si conviene al primo brano di un disco ben fatto.
ho ascoltato per la prima volta "these are the vistas" nel 2005, credo, l'ho senz'altro riascoltato in macchina nel 2006, è un disco del 2003, a momenti son passati 7 anni, sembra niente. e vabbè, forse non è un disco importante, non lo sarà mai, ma è bello, non c'è dubbio.
"boo-wah" è l'antiswing, l'antitema, l'antitempo, è l'inno alla dissociazione mentale, alla danza tutta interiore, intima e scatenata, come saltare sul letto, intruppare coi mobili, fare a spallate col muro, ma senza farsi male.
e poi viene "flim", versione addivanata del già troppo bel brano di aphex twin.
la cover di "heart of glass" è forse eccessivamente giocosa per metà, troppo didascalica per l'altra metà.
"silence is the question" è tutta nel titolo.
in "what love is this" si sente tutto il peso fisico del piano, ti accorgi cioè proprio del fatto che uno strumento così garbato è anche lo strumento più pesante del trio, con i suoi 250-500 kg. una batteria difficilmente ci arriva, specie nel jazz; un contrabbasso manco a parlarne.

martedì 1 dicembre 2009

La fretta è la virtù dei fratti

non posso concedermi più di dieci o quindici minuti per questo post, ma neppure voglio consegnare ai posteri un trafiletto stringato e inconcludente, e allora provo a dire tutto quello che c'è da dire badando poco allo stile, magari. perché da troppo tempo non pubblico nulla, e dacché pubblicare è soprattutto, se non esclusivamente, un'esigenza mia -molto vicina, come ho già avuto modo di spiegare altrove, in un altrove che andrete a cercarvi voi da soli, se proprio vi interessa saperne qualcosa, molto vicina, dicevo, al bisogno di liberarsi delle sostanze inessenziali al nutrimento, della merda insomma- dacché, dicevo, pubblicare è soprattutto se non esclusivamente una mia esigenza, allora tanto vale cacare in fretta, magari senza un buon libro tra le mani, senza un foglio di carta profumata, ancorché non igienica, da cui cogliere qualche epitaffio che faccia al caso dello stronzo di turno, epitaffio che nell'atto d'accompagnarlo nell'aldilà dell'ade, sappia tesserne di fronte ai vivi non dico le lodi, ma almeno.
e invece no, lo stronzo di oggi è condannato ad una fossa poco più che comune, è il frutto marcio di una di quelle prestazioni toelettali frettolose eppure indispensabili, e ancor prima, e forse questo è il punto su cui dovremmo centrare l'attenzione, è il frutto di una pratica alimentare frettolosa e ridotta all'indispensabile anch'essa, ecco. 
ma badiate, non si deve mai lasciare a metà un discorso, quale che sia l'argomento, questo è il punto. al più si dovrà riflettere bene sulle premesse, ma una volta che si è iniziato a dire, guai a tacere.
con la fretta che mi rifiata sul collo, una fretta -a dire il vero- boriosa e lenta, ohibò, ecco, con una fretta di questa foggia qui, di quelle frette che ci sono oggi, che non sono più come le frette di una volta, ecco, con questa fretta io non posso stare lì a controllare troppo la qualità dell'argomento, ma il punto, se non lo si fosse capito tuttavia, il punto è che la quantità dev'essere controllata e garantita, cioè a dire libera da ogni istanza di controllo, cioè torrenziale, cioè libera da ogni legame con le circostanze.
mi riservo di tornare su questa pagina quando avrò più tempo. lo so, sto lasciando a metà un discorso, ecco.