venerdì 27 febbraio 2009

Stanze 2


Madame e Messeri, è un'Epoca Laida.
ma non temiate: così come non è tutt'oro quel che luccica, non è tutto merda ciò che appesta.
siete nella vostra stanza: è in disordine, è sporca, fa schifo.
ora, c'è di buono, in un'epoca laida, che lo sporco cessa di confondersi con l'ambiente e inizia a rendersi evidente, ingombrante, e la vista di un orizzonte degradato prende a punzecchiare il nostro spirito di conservazione inducendoci ad impugnare - non senza un conato pulsante di rabbia e frustrazione all'altezza dello sterno - scopa e paletta, straccio e mangiapolvere. spalanchiamo le finestre, ci rimbocchiamo le maniche e iniziamo a raccogliere in un angolo, in un secchio, in un sacchetto, tutti quegli oggetti inessenziali - e anzi, nocivi - alla nostra armonica esistenza nello spazio: cartacce, vecchie bollette, penne e accendini scarichi, torsi di mela, cenere e cicche di sigaretta, filtri di tè esausti, vecchi testi d'esame fotocopiati letti eventualmente raccontati a chi di dovere e dimenticati, mensili arretrati, cattivi pensieri. e poi ci sono abiti smessi da riporre nei cassetti o nell'armadio, sciarpe abbandonate da mesi sulla spalliera di una sedia, scarpe spaiate - una sotto la scrivania, l'altra dio solo lo sa. la frustrazione e la rabbia, nelle fasi inziali della bonifica, tendono a crescere. siamo pervasi dall'idea che le nostre gesta non basteranno a salvare il mondo dall'entropia.
pian piano, però, il senso di impotenza e la disperazione si lasciano osmoticamente attraversare da un barlume di ottimismo e autocompiacimento, e in poco tempo l'ambiente torna a sorriderci, al punto che ci permettiamo il lusso di dimenticare qua e là qualche cimelio dell'età che fu, fiduciosi che non permetteremo allo schifo di sopraffare nuovamente le nostre migliori intenzioni.
ma non è a questo punto che siamo, ora.
è un'epoca laida, ancora. e io ho appena scorciato le maniche del pigiama.

giovedì 26 febbraio 2009

Lo scorrimento ignorante


il tempo, si sa, passa in molti modi. gli stoici distinguevano kronos e aion (so che mancano degli accenti, delle fregnette, ma ora non mi va di andare a pescarli/e); e l'uno è il tempo in cui passato e futuro sono dimensioni relative al presente; l'altro invece è il sempressente, il perpetuo divenire o simili. a questo genere di riflessioni, che non fanno che mettere in luce la mia impreparazione filosofica, ho già dato uno sfogo altrove.
ma stamane, col bel sole che c'è e la gatta ingorda, grassa e già mangiata che tenta di corrompere il sottoscritto suo nutricio ad un fuoripasto con un paio di squallide allisciate (rileggetemi, vi prego, e capirete il senso del periodo. non del periodo storico, ma della frase, intendo, della frase che ho appena scritto), ecco, dicevo, stamane, col bel sole che c'è eccetera io vorrei parlare, ancora una volta, del tempo. il tempo passa in fretta, questo è l'unico punto di vista che abbia un riscontro statistico vicino all'unanimità tra gli ultraventenni.
ma il tempo passa in fretta - secondo la mia personalissima esperienza eccellente - passa in fretta, dicevo, secondo due modalità:
1. la nuit (la notte)
2. l'ennuie (la noia)
la particolarità, o meglio una delle particolarità che accomunano le due definizioni - delleché iremo tosto a dispiegare la significatio e a illustrare le differentiae - è che son due parole francesi che -  come accade non di rado tra i nostri cugini più intelligenti - si leggono grosso modo alla stessa maniera, cioè: lanuì (con la u frocia tipica del francese, e come avrete inteso non ho genio di andarmi a pescare i simboli dell'alfabeto fonetico internazionale).
così per complicare le cose, ma ahimé è necessario, chiariremo che ciascuna delle due categorie di scorrimento rapido del tempo è suddivisa a propria volta in due fregnacce, come si dice, ah, due sottocategorie, ecco, due sottocategorie che sono comuni alle due modalità:
1.1. la nuit chaussures (la notte "scarpe", leggi lanuì sciossùr, con tutte le u froce)
1.2. la nuit choses sures (la notte "certezze", leggi lanuì sciossùr, con tutte le u froce)
e poi
2.1. l'ennuie chaussures (la noia "scarpe", leggi lanuì sciossùr, con tutte le u froce)
2.2. l'ennui choses sures (la noia "certezze", leggi lanuì sciossùr, con tutte le u froce)
avrete notato che anche le sottocategorie di ciascuna modalità hanno nomi diversi che si pronunciano allo stesso modo. allora.
la modalità 1. designa lo scorrimento ignorante. cioè quando il tempo passa che noi non ce ne accorgiamo proprio. e si distingue in 
1.1. che è quando non ci accorgiamo dello scorrere del tempo perché siamo totalmente rincoglioniti dalle mazzate della vita, e viviamo notti insonni (terribilmente lucidi e con le gambe che smaniano la fuga) che lì per lì ci sembrano interminabili ma poi si succedono rapidissimamente l'una dopo l'altra; e insomma ci rinserriamo in una serie pazzesca di scatole cinesi in attesa che arrivi il messia con in mano un pacchetto di sigarette nuovo di zecca; 
1.2. che invece è quando siamo talmente tronfi di benessere che dormiamo ogni notte tra due guanciali; ogni sera a mezzanotte ci casca addosso un pianoforte di sonno e sorridiamo al mondo che ci ha dato tanto, e al quale tanto abbiamo dato, e al quale tanto vogliamo dare ancora, e al quale tanto ancora chiediamo in cambio; e un bel giorno suona la sveglia e ci accorgiamo che è successo tutto troppo in fretta, e ci mettiamo lì a guardare le foto.
la modalità 2. designa lo scorrimento ignorante (sì, avete letto bene, la modalità 2. designa qualcosa che - pur tra mille differentiae di significatio - ha lo stesso nome di ciò che designava la 1.). cioè quando il tempo passa senza dar retta a noi che ce ne accorgiamo eccome, e lo vediamo filare via impazzito come una trottola e facciamo grandi gesti con le mani per dirgli di fermarsi, ma quello non si ferma, non vuol saperne. e la modalità 2. si distingue in 
2.1. che è quando - di giorno - dormiamo mostruosamente (ubriachi e con le scarpe indosso) sopra le nostre sciagure nella vana speme di scoprirci totalmente cambiati subito dopo la pennica; il guaio è che la pennica non finirà, salvo passare ad una diversa modalità di scorrimento rapido;
2.2. che è quando - sempre di giorno - facciamo tutto quel che dobbiamo fare, a denti stretti, con la pioggia in faccia, fumando cento sigarette, incazzati neri, pieni di sonno e di voglia di picchiare il passante, sempre in ritardo ma sempre clamorosamente "appena in tempo" per concludere qualcosa che lì per lì ci sembrerà inutile, ma cristo, almeno.

Stanze

c'è chi nasce a piedi nudi e chi con gli occhiali. chi col mal di schiena e chi con la caviglia sottile. poi c'è chi nasce già nato e chi invece nasce nascituro, e vive la vita come una dolce attesa, o come un parto difficile.
c'è chi cresce in campagna e chi prendendo medicine, chi cresce in soggiorno e chi sotto la pioggia, poi c'è chi cresce tra le foglie e i rami e chi cresce a lezione di pianoforte. c'è chi cresce già cresciuto e chi invece vive la vita come un'infanzia felice, o un'infanzia difficile.
c'è chi diventa adulto a dieci anni e chi studia lettere. c'è chi diventa adulto il giorno del compleanno e chi diventa adulto nella metropolitana di parigi. c'è poi chi diventa adultero e chi vive l'età adulta come un momento di svolta, o un momento difficile.
c'è chi invecchia ieri e chi invecchia alle sei di mattina, chi invecchia al mare e chi invecchia mangiando bene, chi invecchia e chi svecchia. e poi c'è chi è vecchio dentro e chi è vecchia maniera.
l'esistenza di ognuno è una combinazione complessa di eventi ed esistenti, roba che il più cazzuto dei romanzi non può restituire.
ma non era di questo che volevo parlare, stasera.
volevo parlare delle stanze. le stanze, sì, la mia stanza, la tua, la sua.
la mia, più di ogni altra. ultimamente è qualcosa di veramente splendido. niente di che, eh. è il mio modo di viverla che mi piace. è fedele, una stanza.

martedì 24 febbraio 2009

Io e Tripwood

idee compositive?

utensili da cucina?
mazzi di carte?
supermercati pieni di gente?

cesti di frutta?
parchi giochi?

servizi assicurativi e finanziari?

libri non letti?
facce da cazzo?
desideri ignobili?

strategie di scacchi?
scarti editoriali?
sogni nel cassetto?

gelati spiaccicati sui marciapiedi?
donne nude?

negozi alimentari malforniti?
spiagge deserte?

birre sfiatate?

spille da balia?
vetri rigati?

diamanti falsi?
porche puttane?

pensieri illogici?
scarpe di marca?

marche da bollo?
abiti smessi?

vuoti a perdere?
colle da sniffo?

sciarpe sfilacciate?
nani da giardino?

cali di zucchero?
cassette postali?

telefonate inattese?

attese snervanti?

gesti inconsulti?
morsi della fame?

biscotti ammollati?
incensi da chiesa?

colpi di genio?

airbag esplosi?

cazzi da cacare?
strategie di fuga?
fenomeni da baraccone?

fenomeni aleatori?

pianoforti complementari?
note sul registro?

foglie secche al vento?

penne scariche?

medicine alternative?

mozioni di sfiducia?
mondi paralleli?
cattivi pensieri?

spettatori inconsapevoli?
democrazie cristiane?

parole straniere?
giovani amanti?
bucce di mela?

manti stradali?

orari di lavoro?

treni dismessi?

margherite mai colte?
grane legali?

streghe di mezzanotte?

mosche cieche?
servi di servi?
account personali?

nastri biadesivi?

poesie censurate?
sigarette bagnate?

apparenze ingannevoli?

grandi ambizioni?

libri di geografia?

opinioni non richieste?

coordinate astrali?

indicazioni stradali?
rondelle di cipolla?

minestre riscaldate?

ingredienti segreti?
farmacie notturne?
finali a sorpresa?

si sta come d'autunno sugli alberi le foglie?

Non si sente?

Lo dicevo da mesi. Che dico mesi: da un anno quasi. E tutti lì a rispondermi: ma no, macché, sei pazzo, non drogarti. Ma tutti, sempre, rispondono così: non drogarti, rispondono così quando hanno paura di emozionarsi un po' più del previsto.

Sarà stato un mese fa, prendo Pietro e gli faccio: non trovi tu? Io l'ho sentito. Di mimosa. Sì.
- Mimosa? - mi fà Pietro, e ride. Poi torna serio tutto insieme: - No. Non è possibile.
- Ti dirò di più - gli faccio - ti dirò di più, ti dirò: è da mo' che lo sento, da mo'.
- Sei tutto scemo. Prendiamoci un caffè.
- Dici eh? Ok - mi arrendo io.

Caffè con Pietro e non ci penso più.

Facciamola breve. Secondo me la primavera è arrivata, e da un pezzo. Si sente odore di fiori, così a buffo, per strada, da almeno un mese, in certi angoli di strada, così a buffo. Si sente odore di mimosa, da almeno due mesi. Che dico: da sei mesi almeno. Insomma è arrivata la primavera, e io sarà un anno che lo dico. Adesso è facile, lo vedono tutti o quasi, che è arrivata. Lo sentono.

Ecco l'inizio del tema.

Il resto invece è una breve spiegazione.

Laide époque è quello che vedete.
Significa brutta epoca, in francese, ma correggetemi se sbaglio. Non c'è niente di pessimistico, nel titolo. C'è un sano realismo che è l'unico presupposto per un calcinculo suscettibile di spararci in un qualche posto da cui la visione del mondo sia non dico privilegiata, ma almeno.

Insomma tutto sotto controllo, come sempre, porca puttana.